CUNTEMPLA
Avevo soltanto sete d'amore
testi tratti da Poema della Croce e Terra Santa di Alda Merini
con Rachele Bonini, Maddalena Borghesi, Cecilia Braga, Pietro Cavaglieri, Margherita Caviezel, Nicola Fadda, Matilda Morosini, Giorgia Paolillo, Cecilia Uberti Foppa, Giulia Villa
adattamento drammaturgico e regia di Cecilia Uberti Foppa, Giulia Villa
drammaturgia musicale e cori di Nicola Fadda
costumi di Rachele Bonini, Cecilia Braga
produzione Collettivo ALOT
Descrizione
Avevo soltanto sete d’amore: è così che Alda Merini dà fine al lungo monologo di Gesù nel Poema della Croce dopo aver riavvolto i momenti della sua intera vita, dall'infanzia all’adolescenza fino al giorno in cui aveva iniziato e portato a termine la sua missione, il suo compito di uomo divino. Sono le parole di un figlio ad una madre e ad un padre, sono le parole che, dalla solitudine, chiedono e richiedono la conferma di un amore. Quelli di Gesù e della silente e silenziosa madre che gli veglia accanto sono corpi malati di amore, di un amore che squarcia i corpi alla ricerca di una comunanza nel dolore, di una comunanza del dolore. Chi avrà cura di me?
La stessa violenta domanda sta nelle poesie della Terra Santa, scritte da Alda Merini dopo la sua permanenza in manicomio, dove si ripete il bisogno di amore per il quale lottano tutti i malati ogni giorno, ribellandosi alla tacita legge per cui un pazzo non può amare nessuno. Sono le voci del manicomio che chiedono di ricevere uno sguardo, una carezza, che pretendono un senso al proprio dolore, che urlano mentre sprofondano nel pozzo della loro follia, voci che dialogano con i due “pazzi” come loro, due amanti dell’uomo, due figure che hanno bruciato d’amore per tutta la vita, le figure di Maria e Gesù.
Cuntempla è il refrain che torna per gli attori e gli spettatori: ma cosa vuol dire contemplare? Nel mistero fragile delle relazioni ci chiediamo se l’incontro totale con l’altro sia possibile o se, invece, ci è “solo” data la capacità di guardare l'altro da lontano perché, in fondo, stringerci e comprenderci del tutto non è nella nostra natura. In Cuntempla, i 10 attori del collettivo Alot Teatro si fanno compagni per il pubblico, in un’esperienza itinerante tra queste domande, espresse con parole poetiche e canti della tradizione polivocale sarda del coro Cuncordu de Orosei. Sono canti che, intrecciando religiosità e tradizione, accompagnano le lunghe processioni liturgiche pasquali della Settimana Santa, suoni di una lingua lontana che sono diventati nei mesi i suoni del nostro quotidiano, suoni di dolore, di violenza e di amore ascoltati per la prima volta nelle chiese di Orosei e portati nella frenesia milanese. Perché ancora oggi sentiamo bruciante il bisogno di tentare questa malattia d'amore, di esporre i corpi, le parole, i desideri che si fanno richiesta di senso e di amore tra le pieghe del dolore umano.
SPETTACOLO ITINERANTE, si consiglia abbigliamento comodo